Disoccupanza, ossia il ministro della salute così bravo che mentre c’era lui son morte 100’000 persone, ha ricevuto delle minacce. Posto che le minacce non sono una grande idea e ci penserà un giudice a vedere se penalmente rilevanti, mi stupisco che siano solo minacce.
L’approccio italiano, complice un debito folle, sta ammazzando le casse nazionali e al contempo le imprese nazionali.
E il principale artefice di ciò è proprio Disoccupanza, la cui colpa principale è non aver mai lavorato in vita propria: campa di politica da che campa e ha avuto la botta di culo di diventare ministro, appena le cose son diventate serie è stato commissariato dal CTS, dato che da solo nemmeno è buono a chiudere.
Vedere la propria azienda chiudere perché uno che non ha mai lavorato pensa che può dare comandi il venerdì per il lunedì è sicuramente deprimente e può portare a istinti brutti e penso che una buona mezza Italia, se domani a Disoccupanza parte una sincope rara e infausta, inizia a festeggiare di gusto, mentre l’altra metà piange il proprio eroe, emblema dell’Italia che fa schifo, che brama di vivere da statale, di avere il colpo di culo e sistemarsi a vita.
L’Italia, oggi, è fiacca e la disubbidienza è, al massimo, aderire a #ioapro o auto-ristorarsi non pagando le tasse, entrambe iniziative lodevoli ma decisamente diverse da quelle di un tempo. Se tutto questo casino di chiusure, gente a casa senza ristori e così via fosse successo negli anni ’70, diciamocelo, invece di “scavalcare i corpi” avreste dovuto scavalcare le barricate della lotta armata.
Certo, anche qui c’è stato qualche atto di violenza: qualche Molotov qui e lì e qualche vetrina spaccata. Ma parliamo di intimidazioni, non di vera lotta come quella che ha caratterizzato gli anni più caldi della storia repubblicana.
Tutto sommato la vera fortuna di Disoccupanza è di essere ministro nel 2021. Lo fosse stato appena quarant’anni prima, probabilmente, sarebbe ministro della salute in esilio.
Fosse successo negli anni ’70 avrebbero fatto debito a manetta e al 2021 non ci saremmo arrivati.