La democrazia è come la chemioterapia: sai che fa meno male di ciò che serve a combattere ma sai che fa male comunque.
Il principale problema della democrazia sono i gruppi di pressione. Ma non pensate alle ricchissime multinazionali, probabilmente in Italia fanno meno lobbying loro di tanti altri.
Pensate ad una cosa: Domani una maggioranza di italiani vota un partito che decide di inserire la concorrenza nell’istruzione e di abolire il monopolio statale. E vi dirò, non è nemmeno impossibile, all’italiano medio fottesega della pubblica istruzione e se gli spieghi i vantaggi ti dice “ah, e perché non l’abbiamo fatto prima?”. Basterebbe avere una buona cassa di risonanza.
Ora, la scuola muove circa un milione tra lavoratori e potenziali tali. Non tutti sarebbero contro un’opzione libera, sia chiaro, ma i favorevoli verrebbero ampiamente surclassati da quelli fuoricorso da 13 anni che scheccano se i privati gli offrono una filiale bancaria nell’Università e che si unirebbero con gioia alla causa.
Da un lato abbiamo, chessò, 35 milioni di italiani che vogliono questa riforma. Poi abbiamo 24 milioni che sono indifferenti o contrari “normalmente”. Poi abbiamo un milione che fa casino, scende in piazza, blocca i servizi, insomma: è più visibile nonostante sia netta minoranza.
E qui il governo ha due opzioni: La prima è rispettare il mandato democratico, andare avanti, beccarsi gli insulti, i blocchi e dover, a volte, fermare qualche esagitato a manganellate. L’ha fatto ad esempio Margaret Thatcher e per aver osato rispettare il mandato popolare c’è ancora qualche fallito in Gran Bretagna (l’Irlanda del Nord è sempre un fatto più complesso) che è turbato dal fatto che la politica ora si fa in Parlamento e non nel sindacato e quindi la chiama troia.
Oppure si fa come i deboli, tipo Macron, e si tratta con la minoranza rumorosa buttando nel cesso la volontà della maggioranza silenziosa
In ogni caso passa il messaggio che basta fare abbastanza casino per sovvertire la democrazia e che se un leader non si piega al ricatto è un fascista: certo, potere al popolo, ma quando il popolo decide male potere a noi.