Secondo articolo su Disoccupanza, ma questa volta non direttamente su di lui e sulle di lui disavventure a spese nostre, ma sulla reazione della sinistra a ciò che è stato detto su di lui da Pietro Senaldi, che si è prodigato in definizioni quantomeno poco carine sul ministro.
Ma, in effetti, come condannare chi chiama “allegro becchino” una persona che dopo 100’000 morti cita la parte di Costituzione che parla della salute?
O “carceriere” uno che abolirebbe qualsiasi libertà personale pur di avere due contagi in meno di Covid?
O “uccellaccio del malaugurio” uno che annuncia alla svelta chiusure ma sulle riaperture non sa mai che dire?
Io, onestamente, mi trovo d’accordo con Senaldi, magari voi siete statali finiti su Computer Blog per sistemare il solitario, avete scoperto il mio blog personale e siete completamente in disaccordo: son pur sempre opinioni ed ognuno è libero di esprimere le proprie.
Ma non per la sinistra: Cecchi e la Cirinnà chiedono a gran voce una querela.
Poi, magari, sono gli stessi che ogni giorno dicono che Salvini non ha mai lavorato, che è un fascista, un omofobo, un razzista e che strangola di notte i cuccioli di pangolino e poi li fa mangiare ai barboni per divertimento.
Ora, carissimi, la vostra libertà di attribuire brutte cose a Salvini è la stessa libertà di Senaldi di attribuire brutte cose a Disoccupanza.
Ordinariamente potrebbe essere diffamazione ma siccome parliamo di personaggi politici lo standard è molto più suscettibile all’opinione e alla durezza del dibattito politico.
Se poi volete un Paese in cui la politica deve rispettare le regole del catechismo preparatevi a finanziare la campagna elettorale del Matee un temp lombard per ogni volta che l’avete chiamato fascista o omofobo.
Ah, no, è la vostra opinione? Ah, allora anche quella di Senaldi è un’opinione. O la vostra vale di più?