Ho sempre avuto rispetto per Falcone e Borsellino, anche se li sento abbastanza lontani da me per una semplice ragione: la cultura in cui son nato non prevede tutta la struttura sociale che permette alla mafia di nascere e prosperare.
Certo, la mafia al Nord c’è, come c’è in Germania, in Svizzera e in Austria, ma è “esportata” e manca la cultura che la alimenta, non a caso, i vertici restano locali. Qui c’era la linsgera, che ha combinato qualche guaio, ha partorito il Vallanzasca e poi si è estinta.
Insomma, un giudice che muore perché lotta contro un’organizzazione criminale fortemente radicata sul territorio è un martire, ma è come chiedermi di mettermi nei panni di Malala: la ammiro ma è un qualcosa di impensabile, per me, dover lottare per i pari diritti tra uomo e donna e subirne conseguenze.
Tornando a noi: mi fa quasi sorridere che Mattarella abbia detto “chi non è contro la mafia è complice” quando è da un anno che lo Stato chiude aziende, le risarcisce in mele e le costringe a rivolgersi proprio… alla mafia per sopravvivere.
In effetti, il fatto che qualche agricoltore male istruito che ha i soldi solo grazie a una struttura post-feudale riesca ad essere più furbo di chi ci governa, dovrebbe preoccuparci. Almeno, ai tempi andati, con la mafia c’era una trattativa, mentre ora lo stato le regala le aziende direttamente…