Non ho nulla contro la nazionale di calcio italiana, tranne quando gioca male.
Per carità, non mi rappresenta minimamente, ma nemmeno la nazionale della Moldavia mi rappresenta, ma mica la odio.
Se la nazionale italiana è in grado di farmi vedere del buon calcio, ben venga la nazionale italiana, così come ben venga quella spagnola o tedesca o ugrofinnica.
Però non sopporto i tifosi. Davvero, se l’Italia si chiamasse FC Intercomunale Conca d’oro potrei anche simpatizzare, anche solo per criterio linguistico, ma più vedo i tifosi più spero che perda il prima possibile perché si levino dalle palle e tornino alla loro mediocrità.
Anche io quando c’è un’azione bella, da qualsiasi lato, faccio un applauso, così come lo faccio al termine di una bella partita.
Ma davvero se si vince, magari dopo nemmeno una grande partita, si deve urlare, strombazzare, gridare e lanciare botti che, Madonna, spero vi scoppino in mano?
Il tifo inteso così è semplicemente tribalismo moderno. Voi non fate un cazzo, ve ne state sulla poltrona, cantate “siam pronti alla morte” mentre in verità vivete in una casa popolare di cui non pagate l’affitto da 12 anni e percepite RdC, ma cantestere pure “sono uno stronzo che fa i pompini sulla Salaria per poche lire” se fosse l’inno, tutto ciò per sentirvi parte di qualcosa ed esprimerlo in modo che dire bestiale è diffamatorio per le bestie.
Quando quegli 11 vincono, che sia per talento o per grazia di Dio, scendete a fare le scimmie, festeggiando la vostra tribù e prendendovela con chi non festeggia, con frasi falso-filosofiche nello stile “eh ora penZate a quelli che non tifano la nazziunale”, come se il mio massimo obiettivo di vita fosse urlare e strombazzare perché qualcheduno ha fatto un goal per puro culo.
Tutti così? Indubbiamente no, esiste sicuramente un tifo sano, ma viene ampiamente nascosto da questo tifo tribale.
Io sono convinto che il calcio sia uno degli sport più belli del mondo, anche solo per la semplicità che ha: basta un pallone e giochi.
Peccato per i tifosi.