Mentre l’Armáda České republiky abbatte (giustamente) Babbo Natale perché in Mitteleuropa i regali ce li porta Gesù Bambino, tanti qui in Italia si fanno il tampone natalizio: chi l’ha comperato al supermercato, chi ne ha fatto uno rapido in farmacia e addirittura qualcuno, finite le altre opzioni, ha lasciato giù 70/100€ per un molecolare.
“La parola d’ordine è una sola! Categorica ed impegnativa per tutti! Sicurezza per i nonni!”, in sostanza, tra accorati appelli al tampone e dichiarazioni di irresponsabilità da parte di improbabili influencer verso chi non lo fa.
Io non l’ho fatto. Per una semplice ragione: ho dato ascolto alla scienza.
Partiamo da un presupposto: sono vaccinato. Se non fossi vaccinato la cosa sarebbe molto diversa.
In questo momento, ovviamente, potrei avere il SARS-CoV-2 nel mio naso. Ciò vuol dire che ho il Covid? NO!
Vuol dire che il virus è lì “in attesa” e che a breve verrà rilevato e distrutto dal mio sistema immunitario, causandomi sintomi leggeri o proprio non causandomi niente. In termini poco tecnici, si chiama “raffreddore”, e nessuno insegue il tampone per evitarlo, al massimo si compera qualche fazzoletto balsamico.
Se tutti fossimo vaccinati, così sarebbe per tutti: poi esisterebbe qualcuno particolarmente forte che “estingue” subito il virus, qualcun altro più debole che si fa una bella febbre, ma di media la questione sarebbe questa: il virus si diffonde poco e nelle vie aeree e non farebbe tanto più casino dell’influenza, specie usando qualche accortezza coi più a rischio.
Le persone hanno avuto occasione di vaccinarsi e quindi di mettersi al sicuro. E, diciamocelo, se avete qualcuno in famiglia di a rischio col tampone – specie con Omicron – vi ci pulite le terga: potreste avercela e accoppare il caro e l’unica soluzione è vedersi all’aperto con mascherine o, al massimo, al chiuso con tutte le precauzioni possibile e mascherina FFP-2, per meno tempo possibile. Chi ritiene che il tampone da 5€ con scritto “Negativo” sia un liberi tutti per giocare a tombola con la nonnina di 107 anni che ha otto malattie ed è immunodepressa, forse fa bene a prenotare il tampone per il funerale.
Ma tra gente normale e vaccinata, il tampone offre davvero poche garanzie a fronte di una riduzione miserrima di rischi, per di più col rischio – se fatto in farmacia – che il Natale vi salti.
Parliamo, ripeto, di un’infezione che altrimenti non sarebbe stata rilevata, tra vaccinati. Una vera e propria non infezione, che viene tirata fuori non da condizioni mediche, ma da una corsa al tampone, corsa al tampone che porta ad un aumento dei positivi che porta al panico, quindi all’aumento della corsa al tampone.
Ora, gente, per la stragrande maggioranza di chi ha il COVID ora, e parliamo sicuramente di molte più persone di quante crediamo, è più elevato il rischio di finire in quarantena e avere problemi per quello che di finire in ospedale col COVID.
Quindi, a mio parere, il beneficio di fare un tampone in questo caso è inferiore rispetto al guadagno.
Ma io parlo di vaccinati, e se ci sono dei non vaccinati? Le opzioni sono due:
- Se sono uno o due, affari loro. Hanno avuto la loro occasione di vaccinarsi e io sono loro nipote o cugino, non la loro balia. Nel caso remotissimo in cui io abbia il COVID, glielo attacchi e ci rimangano è colpa loro. Come si dice qui, “chi l’è causa del so mal, colpa soa”.
- Se sono di più, è focolaio assicurato, e il vostro tampone potete infilarvelo dove più vi aggrada, potete però sperare che non venga mai rilevato per tenuità
Quindi, anche qui, il tampone serve a niente.