Il padre di Milano a 30 all’ora dice che il numero di morti accettabili in strada è zero. Ieri un treno, a Brescia, ha tirato sotto un ragazzo, uccidendolo sul colpo.
Ora, sapete a che velocità va un treno in stazione? Può andare, legalmente parlando, alla velocità di linea, in pratica l’indicazione è 180 km/h, dicono i macchinisti. In molte stazioni è dunque normale passare a 180 km/h, ma spesso vi sono dei rallentamenti ulteriori. Ma non parliamo di chissà che riduzioni, di media, siamo a velocità ampiamente sufficienti a uccidere. [Sul tema, se riesco, aggiornerò l’articolo con dati più precisi]
E anche chi arriva in stazione ha normalmente una velocità capace di fare danni.
Cosa fare, dunque? Sicurezza massima! In tutte le stazioni e passaggi a livello il treno dovrà giungere ad un completo arresto e poi ripartire a passo d’uomo, sino all’arresto per la fermata o il transito terminato.
Inoltre, questo incidente mostra un’altra vulnerabilità del sistema, ossia il fatto che due treni possano passare contemporaneamente, trasformando un piccolo incidente in una tenaglia mortale.
Bisogna dunque vietare i transiti concorrenti se non dove strettamente necessario, come nelle linee a binario unico, dove la stazione è anche punto di incrocio. In questi casi andranno implementate delle misure di sicurezza eccezionali e, in ogni caso, il primo treno dovrà essere completamente fermo prima che arrivi il secondo.
In sostanza, bisogna tornare a pratiche degne del bastone pilota per evitare morti come queste, nonostante i treni di oggi siano molto più sicuri di quelli di cento anni fa, per i quali spesso son state progettate le ferrovie. Inoltre, tali misure ovviamente aumenterebbero i tempi di percorrenza.
Ma per prevenire queste morti è giusto, no? D’altronde, vogliono fare lo stesso con le auto: molto più sicure, su strade progettate per auto antiche e dovrebbero andare più piano. Se nessun morto è accettabile, allora, quand’è che mettiamo queste ragionevoli restrizioni alla ferrovia?