GNOOOOO L’ITALIAN SOUNDING

di | 17 Febbraio 2023

Oggi mi son fatto un wrap con del “kebab” italiano, quello al pollo che comperi nei freddi del supermercato, con una crema allo yogurt fatta con varie spezie che avevo a casa.

Ma questa non è una ricetta, sia chiaro. Banalmente, pensavo agli italiani che quando vedono un parmesan o una mozzarella americana sclerano, parlando di italian sounding, di miliardi di euro sottratti alla povera economia italiana martoriata da questi fenomeni ma poi non hanno problemi a comperarsi un kebab fatto coi polli dell’Emilia-Romagna o una paella prodotta in Sicilia.

“Ma come fai a paragonare le due cose! È ovvio che se compero un kebab al supermercato so che non è un prodotto turco ma una cosa simile che voglio mangiare! Idem la paella!”

Eh, e cosa pensate, che il brasiliano che compra il Parmesão per pochi reais da mettere sulla pasta sia convinto di acquistare un prodotto fatto con cura in Italia, spedito e trattato con attenzione sino al negozio? No, vuole un prodotto organoletticamente simile e magari è pure contento di sostenere il made in Brasil invece di un prodotto straniero. Idem l’americano che compera la mozzarella, magari quella con poca acqua, per farsi una pizza: lo sa benissimo che non sta comperando un prodotto italiano.

“Ma cosa dici! Mozzarella e Parmigiano sono nomi specifici! Kebab e paella no”

Ma certamente. Mozzarella e Parmesan/Parmesão/ecc SONO nomi comuni, esattamente come Kebab e Paella. Anche in italiano, parmigiano e grana sono generici sinonimi per un formaggio a pasta dura, eh, banalmente perché si usavano prima che esistesse qualsiasi DOP e IGP. Chiaro che se uno dice “döner kebab turco” o “Parmigiano Reggiano” intende lo specifico prodotto, ma se usa il termine generale (magari pure tradotto nella sua lingua) no.

Vi indignate se lo fanno all’estero ma voi siete i primi a ciulare i prodotti altrui rifacendoli creativamente, magari aggiungendoci anche una pagoda sul “riso alla cantonese” fatto col riso di Novara o una bandiera a stelle e strisce su un hot dog prodotto in Puglia.

Gli altri, quantomeno, non son così pagliacci da parlare di “contraffazioni” come fate voi.

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