Un emendamento di Arturo #Scotto (#PD) al decreto sulla PA, su cui il governo è intenzionato a dare un parere non ostativo, prevede la sostituzione del termine “razza” nei documenti ufficiali della PA con il termine “nazionalità”. Voto previsto martedì (Ultim’ora Politics)
Cioè, ma che problema bisogna avere per sostituire “razza” con “nazionalità”.
“Razza” vorrebbe essere un termine obiettivo legato a caratteristiche fisiche e solitamente viene sostituito con etnia, un termine così vuoto che non crea tanti problemi (anche se, volendo essere dettagliati, l’etnia dovrebbe includere anche criteri culturali e linguistici), “nazionalità” è proprio quanto di meno obiettivo ci sia, essendo legato ad un sentimento nazionale che è appunto un sentimento.
E no, non è la cittadinanza, quello è un dato obiettivo: uno è cittadino del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord ma essere di nazionalità britannica, inglese, irlandese, gallese, scozzese, cornovagliese o anche indiana, pakistana o altro; un cittadino del Regno di Spagna può essere di nazionalità spagnola ma anche catalana, valenciana, canarina e così via.
Inoltre, per quanto possa fare piangere “la nazione più uniforme del mondo”, uno può essere cittadino della Repubblica italiana ma di nazionalità lombarda, friulana, siciliana, sarda o veneta…
Ma torniamo a noi: per quali scopi la PA potrebbe voler sapere la “razza” di qualcuno? Dubito fortemente che sia per fare un censimento craniometrico che Paolo Sizzi può solo invidiarlo, quanto per ragioni ben più pratiche.
Ad esempio, nella medicina: è ben noto che esistono condizioni collegate alla “razza” e che alcuni farmaci hanno effetti diversi in base alla “razza”. È chiaro che una buona anamnesi non può solo fondarsi su una righetta in un modulo, ma è un riferimento rapido utile in molti casi. Se nel modulo di una partoriente africana scrivono “razza nera” non è perché sono dei cattivoni che vogliono deriderla, è perché è una gravidanza maggiormente a rischio per l’eclampsia.
Al medico non interessa che Nicu Rotari cittadino della Repubblica Moldava si identifichi come di nazionalità romena, gli interessa di più che è stato adottato ed è asiatico, così che possa curarlo bene.
Altro uso che può essere quello di polizia: dire che una persona di interesse è di “razza asiatica” ti dà un elemento in più specie in una comunicazione via radio o quando le immagini sono magari di scarsa qualità. In questo caso l’inesistenza scientifica delle razze, data dal fatto che sono fondate più su un fattore estetico che su uno genetico, non è un problema nei fatti. Ciò non deve scadere nella profilazione razziale che avviene in alcuni stati, ma si tratta di un’informazione che può avere una sua utilità e non ha senso sostituire con nazionalità, cosa che dice anche poco a chi deve identificare qualcuno, a meno di arrivare ad assurdi e ridicoli “Nazionalità: sudamericano”.
Di per sé non c’è nulla di eccessivamente sbagliato a voler sostituire razza nei documenti ufficiali, per quanto resti il nodo della costituzione italiana: bisognerà sostituire un modulo che dice che è vietata la discriminazione per razza? Nazionalità, anche intendendola come cittadinanza, non rende lo stesso concetto, dato che la legge italiana in alcuni casi ammette la discriminazione per essa, come nell’adesione ad un’associazione, la partecipazione a concorsi pubblici o l’ottenimento medesimo della cittadinanza italiana.
Tuttavia, se lo si sostituisce nei casi dove ha senso che ci sia, bisogna scegliere una parola dal significato compatibile, come etnia, oppure si inventa una parola neutra! Non ha senso alcuno usare nazionalità, che ha un significato completamente diverso.