È sempre interessante guardare ai dizionari antichi. Lo faccio spesso per quelli lombardi, un po’ a caccia di parole, un po’ per una strana passione antropologica, alla fine, è una finestra sul mondo di chi parlava quella lingua e, soprattutto, su chi la doveva mettere su carta, alcuni argomenti erano tabù, quindi venivano affrontati con giri di parole immensi, ed è anche interessante guardare l’evoluzione delle lingue: in certi casi il toscano colto del 1600-1800 era così diverso dal moderno italiano standard che si fa prima a capire il significato di una parola dal latino o dalla forma locale che dalla descrizione toscana.
D’altronde, se si studia per un anno minimo l’arte della parafrasi, una ragione ci sarà…
Tornando a noi, nell’interessantissimo dizionario Angelini, un settecentesco vocabolario bergamasco-italiano-latino del 1700, scritto tra l’altro da un prete, si trovano varie curiosità interessanti. È liberamente scaricabile, quindi le varie volgarità, forme vergognose e simili ve le lascio come compito a casa, volevo segnalare giusto questa che, ogni volta che la vedo, mi lascia sorridere un po’:
I più dolci baciozzi del mondo. Un dizionario lombardo del 1700 è decisamente più tenero di tutto il maranzame che c’è in giro.
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