50 anni fa Augusto Pinochet prendeva il potere in Cile, deponendo il governo democraticamente eletto – ma autoritario, nemico dello stato di diritto, alleato con milizie illegali e sfiduciato dal Parlamento – di Salvador Allende. Se l’esercito si fosse limitato a governare per un paio d’anni e a concedere libere elezioni subito dopo, magari anche “limitando” i comunisti, oggi staremmo ricordando quel golpe come una grande azione di liberazione, ma il Sud America negli anni ’70 non era né il tempo né il luogo adatto per cose del genere.
Così, il Cile si è beccato diciassette anni di dittatura. Certo, che ha lasciato una delle economie migliori del continente, ma ha anche limitato fortemente i diritti della popolazione, uccidendo qualche migliaio di persone, torturandone centinaia di migliaia e esiliandone non poche.
Si può anche sostenere che in una situazione d’emergenza come quella si possano limitare i diritti (DPCM docet), ma come si fa a giustificare una cosa come lo Stadio Nazionale quando si potevano, banalmente, internare i leader dell’opposizione (comunque in condizioni dignitose), arrestare i leader di milizie e processarli e, al massimo, condannarli a morte, così come si poteva rendere miserabile la vita di chi faceva opposizione attiva, ma non pericolosa, al regime. Non sto dicendo che siano cose belle, dico solo che una dittatura che vuole chiamarsi morale ha un mare di alternative al fare semplicemente strage. E “hanno detenuto il capo dell’opposizione per X anni e arrestato qualche oppositore” suona decisamente meglio di 4000 persone buttate nell’oceano dagli elicotteri.
Non chiamate, però, fascista Pinochet. A meno che per voi fascismo indichi qualsiasi tipo di dittatura, in tal caso è ok. Ma secondo me fascismo indica uno specifico tipo di dittatura.
Quella di Pinochet non era una dittatura fascista. Era una dittatura militare, ideologicamente vicina alla destra, ma mancava quasi tutta la struttura del regime fascista.
Il regime di Pinochet non ha mai cercato il controllo totale del governo su qualsiasi cosa, cosa tìpica dei regimi fascisti. L’adozione di politiche liberiste ne è una lampante dimostrazione, se i fascisti tipicamente supportavano inizialmente le imprese per poi, in un modo o nell’altro, de jure o de facto, prendersele, Pinochet ha lasciato un’economia ragionevolmente libera. Non proprio una cosa che farebbe un dittatore totalitario, e infatti è generalmente riconosciuto che quella di Pinochet fu dittatura autoritaria e non totalitaria.
Mancava anche la grande massificazione tipica dei regimi neri, il culto della personalità del generale era ridotto al minimo e non esisteva la Gioventù Pinochetista né qualcosa di simile, esistevano al massimo organizzazioni pro dittatura.
In sostanza, manca tutta la parte di corporativizzazione e socializzazione dell’economia, così come quella di massificazione e di pretesa totalitaria sulla popolazione.
Fascismo non è una comoda abbreviazione per autoritarismo o dittatura di destra, è una specifica famiglie di ideologie. A cui il pinochetismo non appartiene.
Poi, il regime ha chiuso più di un occhio per i fascisti quando comodo (ma Allende aveva fatto lo stesso coi comunisti armati), così come ai fascisti moderni, spesso più slegati dalle logiche economiche, piace. Ma questo, ancora, non basta a definirlo fascista senza incorrere in evidenti paradossi.