L’aborto e il relativismo della vita

di | 21 Settembre 2024

A proposito del post di ieri: volevo citare il gadget (onestamente un po’ kitsch) del famoso Congresso della Famiglia di Verona, ossia il feto portachiavi. E ho scoperto che ne esistono delle versioni, decisamente più carine, che comperano le mamme in attesa.

Tralasciando un attimo le reazioni a quel gadget, nessuna che dicesse “no, non è vero che è un feto di quella settimana” né “è giusto eliminarlo perché il diritto inviolabile al coito” ma tutti con la bava alla bocca perché la verità va contro le loro visioni del mondo, ciò mi fa notare in modo evidente una cosa: l’aborto è totale relativismo della vita.

Passi un po’ di relativismo ogni tanto, ma sulla vita umana, specie da società che si fanno tanto belle perché anche il peggiore degli assassini squartatori e stupratori di bambine dell’asilo non vengono messi a morte ma vengono tenuti in carcere nella speranza che siano riabilitati, magari anche no.

Non è possibile che lo stesso gadget che per la mamma che vuole il figlio è un confortante modo di sapere a che stadio della gravidanza è sia un attacco al diritto di abortire di quella che non vuole quel figlio. Così come non è possibile che lo stesso identico feto, allo stesso stadio di sviluppo, sia una vita per la mamma che lo vuole mentre un grumo di cellule parassitario per quella che non lo vuole, né è possibile che lo stesso identico libricino sulla gravidanza sia materiale utile nello studio del ginecologo quando accoglie la partoriente ma materiale contro l’aborto quando accoglie un’abortente.

Delle due l’una: o stiamo raccontando un sacco di palle alla donna che il figlio lo vuole o ne stiamo raccontando un sacco alla donna che il figlio non lo vuole, perché queste due visioni non possono essere contemporaneamente vere.

E, sia chiaro, conta: perché se stiamo raccontando palle alla donna che lo vuole le stiamo facendo del male, perché se lo perde è decisamente meglio che sappia che è solo un grumo di cellule di cui è liberarsi a piacere. In effetti, perché disperare per un aborto spontaneo se è un parassita, un grumo, un pericolo e tutte le altre belle cosine che dice di tutti noi il movimento abortista?

Se invece stiamo raccontando palle alla donna che non lo vuole, forse sarebbe il caso di smettere e di dire la verità e di offrire un’alternativa a quella che è una scelta che è allora oggettivamente sbagliata, a voi decidere quando debba essere pressante.

Ma il feto di Schroedinger che è vita o non è vita in base alle intenzioni della madre, anche no.

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