Sono capitato su questo post di un’attivista femminista con la vulvodinia che diffonde conoscenza sulla condizione e sulle difficoltà relazionali a cui può portare.
Ora, io sono il primo a criticare l’idea che il sesso sia alla base di una relazione. E la critico sempre, la critico quando mi viene detto che nessuno accetterebbe di vivere un fidanzamento casto perché bisogna fare la prova (implicando che se la prova andasse male finirebbe il rapporto) e quando mi viene raccontato che in una coppia uno dei due diventa cattolico, smette col sesso extramatrimoniale (ottima scelta, btw) e l’altro fa pressioni perché non può vivere una relazione senza sesso e preme perché quantomeno ogni tanto si faccia e alla fine si lasciano.
Se va bene, in casi del genere, l’amore per la persona viene dopo il piacere che si prova facendo sesso con lei, se va male, è solo una finzione per poter avere il piacere che si prova facendo sesso con lei. In entrambi i casi, più che di amore, si parla di uso del corpo dell’altra persona, con un livello differente di coinvolgimento sentimentale.
A mio parere il sesso è un’importante componente di una relazione “di durata illimitata”, ma non ne è la base. Esistono delle validissime ragioni per non farlo, tra cui quelle di salute, quelle etiche, quelle morali o quelle contraccettive.
Tuttavia… checché ne dica Chiara l’idea che il sesso si debba sempre fare e che se non c’è non c’è relazione ed è lecito colpevolizzare il partner non è figlia della cultura patriarcale, ma proprio il contrario. Anche perché la cultura patriarcale, in Europa occidentale, si è sviluppata insieme al cristianesimo, e il cristianesimo – soprattutto all’epoca – era chiarissimo in quanto a morale sessuale: solo dentro il matrimonio e se dentro il matrimonio non si può porta la tua croce! Poi, siccome era patriarcale l’uomo spesso e volentieri violava le regole con una pacca sulla spalla come conseguenza, però violava le regole!
L’idea che una persona che non può fare sesso valga meno e sia indegna di rimanere in una relazione è figlia della società attuale dove chi non fa sesso prima del matrimonio viene visto come un alieno, chi lo propone retrogrado e i nostri nonni che non facevano andare i figli in vacanza insieme né stare a casa da soli prima del matrimonio sembrano pittoreschi se va bene e bigotti se va male.
Qualcuno potrebbe dire che chi si astiene per scelta è un cattobigottoh fassista che merita di morire solo, mentre chi lo fa per ragioni di salute va compreso e sostenuto. Ma se l’idea sociale è che una relazione senza sesso frequente e quando si vuole è una relazione scadente e non desiderabile come mai bisognerebbe accontentarsi, specie se si ha la possibilità di averne una dove è possibile avere ciò che si vuole? Per soddisfare chi, in questo stato di cose, può fornire solo una sessualità mediocre che nessuno vorrebbe?
Questa tesi, tra l’altro, sottovaluta le ragioni di chi sceglie di non fare sesso: pensiamo a chi non vuole avere figli e non può o vuole affrontarne le conseguenze, che siano quelle della genitorialità (che costa e non poco), dell’adozione (avere il sangue del proprio sangue in mano a non si sa chi) o dell’aborto (la deliberata uccisione della vita umana che è sempre tragedia e solo persone con gravi problematiche morali e marcata sessuomania possono ritenere una parte normale o apprezzabile della propria esistenza). Se la concezione avvenisse wireless camminando in giro sarebbe una tragedia e si dovrebbe scegliere il minore dei mali, ma la natura ha ordinato un atto alla procreazione e astenersi da esso è il modo più semplice e sicuro per evitare la gravidanza e, dunque, la maternità/paternità, l’adozione o l’infanticidio precoce.
E anche chi lo fa per religione… in questo caso, per loro, ne va della salvezza eterna e di soddisfare la propria divinità (e, generalmente, si ricade sempre nel punto etico precedente: poche religioni hanno un comandamento “non farai sesso fuori dal matrimonio”). Potrà sembrare irrazionale per qualcuno, ma siamo sicuri che farsi governare da qualche stimolo proveniente dal glande o dal clitoride sia tanto meglio?
In ogni caso, specie oggi dove l’idea di un impegno permanente è malvista, una relazione dev’essere fondata sulla libera scelta continuata: non si può biasimare chi, privato di quello che la società ritiene normale e necessario in una relazione, decide di romperla. Chiaramente è da bastardi, e forse violento, fare pressioni sulla parte astinente perché cambi idea, come se fosse una sua scelta velleitaria, ma è ugualmente bastardo, e forse violento, il ragazzo di cui vi parlavo all’inizio che ha fatto pressioni sulla propria ragazza folgorata sulla via di Damasco ottenendo la concessione di un coito l’anno e rompendo poi.
Alla fine, se anche è violenza, non possiamo imporre la continenza per legge: ci si lasci per incompatibilità sessuale, quella che il sesso prima del matrimonio tra l’altro servirebbe a verificare, e ognuno vada per la sua strada. Che sia la parte desiderosa a mollare quella astinente perché non ottiene o quella astinente a mollare quella desiderosa perché la ritiene manipolativa il risultato sempre quello è…
Per concludere, se si è creata una società dove una relazione senza sesso è impensabile e il prete che propone una cosa diversa è un alieno quando va bene o una minaccia quando va male come stupirsi della medesima reazione quando ci si trova proporre la continenza come loro, seppur per ragioni differenti?
Non serve una battaglia per l’uguaglianza di genere e contro il patriarcato per questo: serve ritrovare una morale sessuale.