Sono stato alla Messa Giubilare Vetus Ordo in Sant’Ambrogio ed è stata un’esperienza molto interessante!
Lo so, è da un po’ che non ci sentiamo, ma tante cose sono successe nel mentre, alcune belle, altre brutte, sicuramente tutte determinanti…
Comunque, ho il beneficio che qualche volta sono stato alla Messa Novus Ordo capitolare in latino in Sant’Ambrogio, quindi paragono due cose comparabili, non una bellissima e coreografatissima Messa Vetus Ordo contro la Novus Ordo da parrocchia di provincia con gli scout dove si applaude a ritmo di “Osanna eh” suonata con la chitarra.
E devo dire che, per quanto le differenze ci siano, non sono determinanti.
Ho apprezzato molto il fatto che anche le letture fossero in latino e che fossero cantate, ma in linea di principio ciò si potrebbe fare anche nella Messa Novus Ordo. Tanti i momenti di silenzio, a differenza della Novus Ordo dove in base al sacerdote potrebbero anche non essercene alcuno. Il più rilevante quello durante la preghiera eucaristica, che da un lato crea grande solennità, dall’altro non ripete ai fedeli le parole del Signore.
Quello che è bello vedere è una comunità che sa quello che fa: se alle Messe NO in latino la maggioranza non ha idea di cosa si stia dicendo, qui si sentiva il popolo cantare con il coro.
Personalmente non sono mai stato contro la Vetus Ordo e anzi, sono un grande sostenitore di un certo uso del latino, che rimane lingua universale della Chiesa latina, nella liturgia. Ma ho sempre pensato che non fosse una Messa per tutti: alcuni ne traggono grande beneficio spirituale, per tanti altri sarebbe solo un rito confusionario e di difficile comprensione.
Certo è che sarebbe bello se più sacerdoti vedessero com’è una Messa fatta con la dovuta solennità e imitassero: è vero che una Messa vale perché vale la Messa e che voler legare la solennità esteriore alla buona riuscita di essa sarebbe quasi offensivo per quei sacerdoti nei campi di concentramento che, procurandosi pane e vino di contrabbando, celebravano Messe ben più santamente di tanti vescovi, cardinali e papi. Ma siccome la Messa è un atto di amore, come nell’amore tra persone si può commisurare ciò che si può dare con quello che si dà: esattamente come l’amante che ha solo un fiore in giardino e lo dà all’amata le sta dando tutto il sacerdote in terra di missione che ha a malapena i soldi per mangiare e celebra con una stola sta dando tutto quello che ha a Dio, mentre il sacerdote che potrebbe celebrare una Messa come si deve e celebra pigramente, perché non sta dando tutto?
L’amore si dimostra anche con gli atti e con la forma, d’altronde: non celebrare Messa degnamente in base alle proprie capacità che senso ha?