La vacanza per abortire potrebbe discriminare tra europee?

di | 27 Dicembre 2025

E così il Parlamento UE ha approvato la proposta My Voice, My Choice che prevede l’istituzione di un fondo per coprire le spese di viaggio e procedura per le donne nei Paesi UE dove l’aborto non è accessibile per praticarlo in uno dov’è legale, chiedendo alla Commissione di valutarla.

Sono due i Paesi dell’Unione che vietano l’aborto volontario: Malta e Polonia. Ma sono tredici i Paesi dell’UE dove la pratica è a pagamento: in questi Paesi l’aborto volontario è legale, semplicemente bisogna pagarlo come qualsiasi procedura non medicalmente necessaria.

Ovviamente non esiste un tariffario ufficiale di quanto paghino le donne maltesi o polacche per andare ad abortire all’estero, e non si può nemmeno tracciare con certezza il fenomeno della spedizione di pillole abortive, delle quali però sappiamo il prezzo, intorno ai 100€. Prendiamo però per buona una delle stime offerte da My Voice My Choice: dai 500 ai 1500€, sembra realistica.

Una donna polacca rimane incinta, non vuole partorire e quindi va in Germania ad abortire: spende circa 500€ per la procedura, a seconda della vicinanza al confine può sia rimanere in Germania pagando un hotel sia tornare in patria per i tre giorni d’attesa obbligatori. Facciamo che tra ospedale, trasporto e hotel lascia giù 900€: secondo il Parlamento europeo questi soldi devono essere rimborsati.

Ma anche una donna romena che può abortire solo in una clinica privata costosa spende circa quella cifra, con l’aggravante che Varsavia è qualche anno più avanti sulla scala del progresso economico rispetto a Bucarest. Ma è estremamente improbabile che il fondo solidale copra la donna romena, d’altronde per com’è scritta l’iniziativa europea dei cittadini coprirebbe solo i casi dove lo stato nega l’aborto legale, cosa che tra l’altro è molto saggia se consideriamo che il Parlamento europeo vuole anche, in modo molto somersetiano, dichiarare l’aborto un diritto: dare un finanziamento a una donna del paese X non è solo dare un sussidio, ma accusare il suo Paese di violare i diritti. Questo nonostante la propaganda del gruppo stesso che annuncia che verranno a salvare le donne italiane da… una legge che permette l’aborto gratuitamente e dove l’accessibilità è sopra il 99%?

Ricordiamo anche che in certi Paesi dell’Europa occidentale dove l’aborto è ordinariamente gratuito non lo è sempre nella pratica: in Spagna anche casi di rilevanza medica sono finiti nel privato, vista l’incapacità del pubblico di fornirlo. In un caso del genere che si fa?

Paradossalmente sembra che vivere in un Paese dove l’aborto è vietato possa essere più conveniente che vivere in un Paese dove semplicemente è poco accessibile non perché lo stato lo ostacola ma perché i medici che lo praticano sono pochi: nel primo caso l’UE dovrebbe scangiare, nel secondo caso no, perché non è lo Stato a negare l’aborto.

Ma va detta una cosa: con tutta probabilità non esisterà una piattaforma abortion.ec.eu dove si prenota tutto e l’UE poi paga, visto che si parla di sostegno agli Stati e non tutti gli Stati dell’UE con l’aborto legale lo ritengono un diritto fondamentale: Paesi come Italia, Germania o Austria difficilmente aderirebbero a un meccanismo del genere, mentre Spagna, Francia, Svezia e Finlandia lo farebbero più facilmente. Quindi, a livello di efficienza economica, una donna polacca non dovrebbe più andare a Berlino, ma a Parigi, con conseguente aggravio economico per il fondo UE: essendo Malta un’isola dove la stragrande maggioranza degli spostamenti avvengono via aereo questo problema non dovrebbe esserci, ma è anche vero che Malta ha una popolazione nettamente inferiore rispetto alla Polonia.

Secondo gli studi, la maggioranza di chi fa turismo abortivo oggi dalla Polonia è di stato socioeconomico elevato: le donne più povere potrebbero permettersi di lasciare il lavoro per un tot di giorni per andare ad abortire in Francia o in Spagna o sarebbe un regalo alle classi più abbienti.

Sul tema prezzi, inoltre, per quanto il rosario laicista dica che l’aborto debba essere gratuito, non c’è ragione per cui debba esserlo e offrirlo gratuitamente non solo discrimina chi ce l’ha a pagamento nel proprio paese, ma toglie anche le leve del sistema dei prezzi: se la Polonia per via di una misura del genere vedesse una riduzione dell’uso della contraccezione perché quella si paga e se capita la gravidanza si va a vedere Parigi a spese dell’UE avrebbe tutto il diritto di incazzarsi con Bruxelles.

Se l’UE avesse le competenze per farlo potrebbe legalizzare o vietare l’aborto in tutta l’Unione: per fortuna queste competenze non le ha e rimane competenza degli Stati: perché inventarsi un meccanismo con più problemi che benefici? Per soddisfare chi nei paesi occidentali vive una sessualità così disorsinata che senza supporto pubblico non potrebbe viverla e pensa sia un diritto umano? Bah.

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