No alle tabelline

di | 21 Gennaio 2019

È di questi giorni la notizia di un padre condannato per aver chiesto al figlio, ogni mattina, di recitare le tabelline con botte in caso di errore. Ovviamente “per il suo futuro”.

Ma, praticamente per tutte le scuole elementari, la propria abilità in matematica viene valutata semplicemente sulla memoria.

E qui già le persone iniziano a formare la propria personalità: chi ha una buona memoria e viene percepito come bravo in matematica avrà più incentivo a studiare mentre chi non si ricorda a memoria quanto fa 9 per 7 “non ci capisce nulla di matematica”, studierà il minimo per prendere sei e ciao.

Ma, incredibile, io non so quanto fa nove per sette a memoria. Eppure lo posso fare, con un po’ di logica, in pochi secondi: 70-7.

Per fare qualunque calcolo della vita quotidiana basta un po’ di sale in zucca e le uniche tabelline veramente utili sono quella dell’1, del 2 e del 10, con la quale si possono comporre tutte le altre. Tra l’altro sono anche tabelline che si ottengono facilmente per via logica.

Però andiamo avanti a dire che un bambino che ha imparato 100 numeri a memoria e sa che 6 per 6 fa trentasei a memoria è più bravo di uno che si deduce che 6 per sei è uguale a sei per cinque più sei e che sei per cinque lo ottiene dimezzando sei per dieci solo perché il secondo bambino, ovviamente, ci mette qualche secondo in più.

Sicuramente un’ottima idea.

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