Nella mia scuola media si teneva, a fine anno, un saggio di musica. Non pensate a chissà cosa, flauto dolce gli alunni e piano – non molto accordato – la Prof.
E c’era la tradizione di suonare l’inno del paese di cui si studiava la lingua. Non l’inglese, non so perché, ma solo la terza lingua. Nel mio caso lo spagnolo.
Peccato che l’inno spagnolo non abbia un testo. Avevamo visto con la prof, una volta, il testo franchista, ma non sta bene cantarlo visto che sarebbe come cantare Faccetta Nera, quindi la prof di musica trovò un qualche testo. Solo che un po’ di gente continuava a confondere i due testi e quindi venne cantato in modo sottodimensionato.
Cosa ancora più comica, eravamo insieme alla classe che faceva tedesco. Loro cantavano il Deutschlandlied. Noi dovevamo solo suonarlo, idem loro con la Marcha Real. Che, ora, diciamocelo, cantare in lingua straniera mica è impossibile, io so cantare il kde domov můj ma il mio ceco fa cagare. E so anche cantare Oben am Jungen Rhein pur non parlando tedesco. Sono suoni da memorizzare.
E invece di fare tacere mezzo gruppo si sarebbe potuto fare qualcosa di carino tipo suonare l’inno due volte e cantarci sopra prima l’inno tedesco poi quello dell’impero austriaco.
Oppure, se non si vogliono turbare le pie anime tricolori, suonare due volte l’inno inglese e cantarci Oben am Jungen Rhein e God Save the Queen.
Tutto meglio dei testi inventati della Marcha.