È strano pensare che “il coronavirus è poco più di una semplice influenza che ammazza i vecchi” e “il coronavirus è pericoloso e va fermato” siano frasi compatibili, ma è cosi.
Numericamente parlando una larga parte di chi se la prende o è asintomatica o ha lievi sintomi. Poi c’è una minoranza che deve essere ospedalizzata e, una parte di essa, necessita della terapia intensiva.
L’età mediana dei casi è più di 60 anni. In sostanza sappiamo che dei casi che sono identificati (poi per carità, magari Nino il dodicenne che scende al parchetto con gli amici e ha uno strano raffreddore non è contato) non pochi hanno una certa età e dei morti l’età media è 80 anni, quasi tutti con patologie pregresse.
C’è qualche giovane che sta veramente male, per carità, ma spesso o hanno patologie non da poco o vengono curati male o scelgono di non farsi curare. Se stai con la polmonite due settimane e quando si aggrava non ti fai curare, che sia batterica, virale o da acidi ringrazia Iddio che ne esci vivo.
Tuttavia qui entra in campo il concetto di scarsità, tanto caro agli economisti. Le terapie intensive sono scarse, ossia a numero finito. Si dà il caso che il tempo dell’eugenetica sia leggermente finito, quindi si prova a curare tutti, facendo la scelta dolorosa su chi far morire solo in casi estremi.
Ecco, in Italia il virus si è diffuso molto in ospedali e case di riposo, oltre che adesso alle nonne che fanno le polpette buone con il ritorno di Calogero al paesello dopo che è scappato al Sud quando hanno annunciato la “chiusura” di Milano.
In sostanza è come portare un cabaré di bignè in una classe di scuola e in un centro del piede diabetico: è abbastanza ovvio che magari in classe ti capita che un bambino esagera e vomita mentre al centro del piede diabetico qualcuno ci rimane, scusate il paragone bersaniano.
Quindi:
Il coronavirus uccide principalmente anziani? Sì
Il coronavirus colpisce gravemente principalmente anziani e malati? Sì
Il coronavirus ti satura la terapia intensiva e va fermato? SÌ, CAZZO.
E se non ci sono terapie intensive non ci sono per nessuno, né per nonno Ugo che ha preso il raffreddore ma sta in piedi perché non tira il vento né per Piero il ventunenne che si è schiantato in macchina mentre andava a lavoro.
Inoltre il virus è molto pernicioso perché non abbiamo immunità. L’influenza crea immunità (motivo per cui, ad esempio, i vecchi tendono ad ammalarsi meno di quelle: ne hanno avute di più e hanno più anticorpi, i bambini che non ne hanno mai fatte ne prendono anche quattro l’anno) e abbiamo anche il vaccino, in ogni caso è ben probabile che un anziano sia protetto, idem per le polmoniti batteriche, per le quali c’è un vaccino (mia nonna, che aveva la BPCO, lo faceva). In sostanza, per le malattie già esistenti c’è comunque un certo grado di immunità più o meno di gregge.
Col coronavirus no. Arriverà? Probabilmente sì, tra vaccini e diffusione. Magari tra una cinquantina d’anni sentiremo “torna il COVID-19 in un ospedale” ricordando quanto succede oggi ma senza panico perché siamo quasi tutti immuni.
Ma, nel mentre, se non lo fermiamo sempre più persone avranno bisogno di terapie intensive e molte moriranno. Sono vecchie? In larga parte sì.
Ti occupano posti in terapia intensiva? Sì. E se il sistema sanitario collassa collassa per tutti, aumentando la mortalità in modo drammatico.
Quindi sì, cari miei lettori, so che molti di voi sono giovani e quindi, per carità, per voi potrebbe essere una brutta influenza. Ma se non ci atteniamo alle misure di igiene e di distanziamento sociale (ciò non vuol dire che il decreto sia stato scritto con le parti meno nobili del corpo) le cose andranno male per più persone, ricadendo alla fine su di noi.
Ne vale la pena?