La vita di chi non tiene a sé stesso non vale granché…

di | 28 Maggio 2021

Rispondo brevemente ad una linea di questo articolo per esporre un mio pensiero sul fatto che non tutte le vite valgano allo stesso modo, in base

La linea in questione è questa:

Ecco, porre sullo stesso piano le vite perse per una manomissione volontaria di una funivia e quelle perse per chi ha aderito ai movimenti aperturisti non tiene conto del fattore della responsabilità individuale.

Sarebbe come paragonare chi muore per l’inquinamento e chi muore di fumo o chi muore attraversando la strada perché un pirla ubriaco lo stira con chi muore facendo le gare con le moto.

Sono sempre vite e spiace quando finiscono: ma nei primi casi sono perdite innocenti dovute ad azione o inazione altrui, nei secondi derivano da deliberate scelte rischiose.

Se nel primo caso è anche giusto che si agisca per tutelare gli innocenti, nel secondo caso… Che vuoi farci? Ci sono persone che hanno una percezione del rischio particolare e ritengono che il beneficio di buttarsi giù dal ponte con una corda, correre a 300 km/h, iniettarsi eroina in vena o fare un banchetto durante una pandemia sia superiore al rischio. È una loro libertà e, solitamente, nei tre casi precedenti si agisce per riduzione del danno nei paesi intelligenti: le corde da bungee jumping sono omologate e sicure, chi corre in moto deve avere delle protezioni e chi si fa di eroina può averla come medicinale e non comprarla in strada dove la mischiano con il paracetamolo e il veleno per i topi, purtroppo nessuno è stato così intelligente da applicare la logica di riduzione del danno ai rapporti sociali in era Covid e infatti abbiamo avuto una fracca di morti.

E anche l’idea della “mortalità estesa” che molti portano avanti in questi casi è fallace: a quanto ci dicono i protocolli di sicurezza funzionano quindi non è assolutamente probabile contagiarsi sul bus, lavorando o andando a fare la spesa: ci si contagia non rispettando le indicazioni sanitarie.

Se una persona anziana o a rischio invita tutto il parentato a casa senza mascherine e prende il Covid perché il nipote era andato al ristorante aperto di sfroso non è una vittima, ha scelto di rischiare e la scommessa è andata male.

Negare ciò e parificare le morti non solo è irrispettoso nei confronti di chi è morto di Covid per irresponsabilità altrui (*coff* RSA) ma è anche pericoloso, perché vuol dire consegnare ulteriore potere paternalista allo Stato, ormai dichiaratamente etico. E solitamente con gli stati etici, come dire… Finisce male.

Alla fine, come mi ricordava mia nonna, le Rondinelle d’Italia cantavano (a differenza dei Balilla che dicevano “maschia”) “una sana gioventù, con romana volontà”.

Uno Stato che inizia a mettere becco nella salute dei cittadini in modo non propositivo ma impositivo è pericoloso, l’abbiamo visto con la guerra alla droga.

Che lo Stato difenda la salute e la sicurezza di chi non vuole essere a rischio, come chi prende una funivia per fare una tranquilla passeggiata in montagna. Ma una volta che fai una cosa dichiaratamente pericolosa, non dev’essere lo Stato coi miei soldi a impedirtelo se non mi danneggia.

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