L’Italia è unita politicamente da tempo ma l’unità culturale manca: sono esistiti movimenti secessionisti per tutta la sua storia, dal primo giorno ad oggi, da Nord a Sud.
Verrebbe da chiedersi se, alla fine, l’Italia sarà mai davvero unita.
Fortunatamente, in un suo discorso (che si potrebbe fare anche oggi, con poche modifiche) del 1920, Filippo Turati delinea un utile criterio per capirlo. Ecco la sua citazione:
La questione degli uffici e della burocrazia è una cosa sola con la vexata quaestio del Mezzogiorno.
Il Mezzogiorno è il gran vivaio, e quasi il solo vivaio, di tutta la burocrazia italiana, di tutti i gradi, dal capodivisione oramai alla guardia carceraria.La difficoltà del problema burocratico è tutta la; si tratta, al lavoro parassitario, malsano, turbolento, di sostituire in Italia la possibilità del lavoro produttivo.
Nell’Alta Italia, regione industriale, si può dire che non vi sia un solo alunno dei nostri politecnici, delle nostre scuole superiori, ed anche delle medie, che aspiri ad un ufficio di Stato.
Ecco, l’ultima linea, quella evidenziata, crea tale crivello. L’auspicio di Turati, ovviamente, era che portando le industrie anche nella Bassa Italia, quelle che per lui erano la nuova elettricità, ma è stato poi ben chiaro che l’obiettivo del governo di Roma era esportare il modello del Sud e non quello del Nord.
E qui vediamo il criterio: quando anche nell’Alta Italia gli alunni brameranno il posto pubblico l’Italia sarà veramente unita. Come soglia per far valere il crivello userei il 50%+1: quando nelle scuole del Nord il 50%+1 degli alunni vorrà il posto statale l’Italia sarà veramente unita.
Bisogna però stare attenti: dato che si dà il caso che gli statali poche volte portino effettivamente danaro nelle casse pubbliche e, quindi, vengono pagati con le imposte, basta che si passi dal 50%+1 al 55% perché l’Italia, invece di essere unita, sia fottuta.
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