In un paese con il 65% di vaccinati sulla popolazione totale (meno ancora i vaccinabili), come la Svizzera, può essere ragionevole un uso del certificato Covid per certi eventi di vita sociale.
Quello che si è un po’ perso in questo periodo è il senso della misura: ci sono cose che hanno senso in alcuni casi e non ne hanno in altri. Sembra che col COVID si debba parlare solo di cose utili e meno utili, quando c’è molto spesso una scala in base a vari fattori.
Ad esempio, con lo 0% di vaccinati la mascherina al chiuso è molto utile, con il 90% è probabilmente di più il danno ambientale che il guadagno in termini di contagi.
Così il certificato COVID, con pochi vaccinati ha senso (con tamponi gratis), con abbastanza vaccinati ha senso per alcune cose, con molti vaccinati ha senso per poche cose (discoteche, grandi eventi) e con tantissimi il costo della verifica superano i limitati benefici.
Io, fossi stato nell’opposizione elvetica al certificato, avrei chiesto due cose:
- Una percentuale certa di vaccinati che porta allo stop al certificato, con gradualità ovviamente
- Un tot di tamponi gratis ogni tot, per favorire il tracciamento della pandemia.
Ma, si sa, chi troppo vuole nulla stringe. Specie in un paese basato su collaborazione e consenso come la Svizzera.