Secondo articolo di quelli che leggerete in ritardo per manutenzione: Prima stavo pensando alla reazione italiana all’apertura di Starbucks, tra auguri di fallimento, gente che chiedeva di vietarlo e robe ancora peggiori, battendosi i pugni sul petto dicendo “Noi nazione forte, noi caffè buono”.
Il che mi fa ridere, pensando al caffè che, di media, bevono gli italiani. Dividiamolo pure in tre parti:
- Espresso del bar
- Caffè della moka (o della napoletana)
- Caffè da macchinetta
Nel primo caso, parliamo di caffè medio. Il bar in cui andate ha un fornitore unico, di caffè solitamente decente. Io, onestamente, di bar dove bevo un BUON caffè ne conosco un paio e basta, così come un solo bar fa caffè che definisco bruciato. Per il resto, bevibile, buono, ma nulla di eccezionale.
Nel secondo, andiamo dal decente alla brodaglia. La moka può fare buon caffè ma viene solitamente maltrattata, lavata poco e scaldata molto, col risultato che viene fuori un qualcosa di eccessivamente amaro. Che si beve, per carità, ma questo perché la caffeina è una droga e QUALSIASI COSA LA ABBIA È NETTARE INIETTATEMELA NELLE VENE.
Ancora peggio con la napoletana, che essendo caffè filtro risulta un po’ sconosciuta agli italiani, con risultati spesso imbevibili.
Poi c’è il caffè da macchinetta che, quantomeno, non sa di bruciato o di moka non lavata dal 1997, ma è l’illusione di un espresso.
Posto che “il caffè italiano” quasi non esiste dato che si può coltivare solo in qualche spazio della Bassitalia, sembra quasi che la tradizione italiana del caffè sia berne tanto, alla svelta e di qualità media.
In tutto ciò, c’è ampio spazio per un “coffee shop” come all’estero, dove si possono bere caffè più particolari rispetto alle classiche miscele da espresso, dove si possono provare più bevande a base di caffè, dove ci si può sedere comodamente a un tavolo e mangiare anche qualche dolce.
Ciò, ovviamente, richiede un “premium price”. Ma non è nemmeno esagerato.
Certo, un espresso 1,70€ non è poco. Ma intanto potete sedervi al tavolo, cosa che normalmente al bar prevede una maggiorazione. Già che arrivate a 1,50€, la differenza non è enorme.
Ma vediamo anche le altre bevande.
Il frappuccino costa 4,50€. Io, tirchio fino al midollo, lo vedo come una cosa da prendere raramente.
Ma quando vado al bar al Lorenteggio prendo spesso il caffè freddo. Una tazzina di espresso e del ghiaccio e sono 2€. Aggiungi panna, cioccolato (o altri aromi) e latte e a 4€ ci arrivi. La bevi al tavolo e sei a 4,50€.
Davvero così fuori mercato?
Ora, ovviamente, per tanti Starbucks non è l’istituzione che è in altri paesi, proprio perché esiste una tradizione precedente.
Starbucks ovviamente non vuole competere con il bevitore di caffè veloce all’italiana, ma vuole introdurre il concetto di negozi dedicati agli aficionados del caffè, dove possono gustare vari tipi di caffè fatto in vario modo.
Ovviamente potremmo dire che Starbucks è nella parte bassa di questo mondo, e in alcuni nemmeno potete scegliere il tipo di caffè, ma è comunque un’innovazione non indifferente.
E, nonostante l’odio degli italiani, lanciato dall’alto della loro Moka lavata l’ultima volta nel 1947, che ha dentro residui di cicoria e miscela Leone e che viene alimentata con caffè da 1,99€ al kg preso al discount, non è fallito né niente…