Probabilmente, un anno fa avevo scritto su FB qualche cosa sulla festa della Lombardia, ma quest’anno non ho voglia.
Amo sempre questa terra, ma c’è da dire una cosa: una nazione, una cultura, non è niente senza qualcuno che la porta avanti.
Questa volontà, evidentemente, manca.
Il COVID è stato un punto di svolta: o svegliava i lombardi, o li rendeva italiani, definitivamente.
Ha fatto l’ultima cosa. Gli eventi hanno portato ad una Lombardia più italiana che mai, dipendente politicamente, economicamente e socialmente da Roma.
Se anche riusciamo a svegliare, solitamente con ore di attività, un solo lombardo, Roma ne avrà ripresi mille con qualche passaggio degli aerei tricolore, qualche vittoria sportiva o qualche altra lite inutile, con l’Europa o con “altri italiani”.
Io non sono una Onlus. Anzi, ho delle competenze, se il paese finisce in default o posso espatriare o posso lavorare per l’estero e vivere bene in un paese che fallisce.
Dunque, di dover fare proselitismo come un Testimone di Geova non mi va. E, allo stato attuale delle cose, non serve una festa della Lombardia, ma un requiem per la Lombardia.
Ma voi divertitevi, nel 2023, quando potrete scegliere tra il candidato scelto a Roma che crede che la Regione sia sua proprietà privata e che possa usarla ai limiti della legalità o tra il candidato scelto a Roma che rappresenta una coalizione di mal-traa-insema uniti solo dall’odio per il primo, senza un programma e che ragionano solo per ideologia.