Licenziateli tutti, Dio riconoscerà i suoi

di | 7 Ottobre 2022

La scuola italiana, in perfetto stile mafioso, ama le punizioni collettive. Le scuse sono le solite: alcuni fanno, tanti vedono, poi si parla quindi tutti sanno e debbono essere puniti perché non parlano, rigorosamente davanti a tutti, così che se lo fanno si beccano l’odio dei compagni di classe.

Poi leggi notizie del genere e ti chiedi: chissà perché, ovviamente, ai docenti non si applica lo stesso metro?

D’altronde, il docente avrà sicuramente parlato e sicuramente altri avranno saputo, mantenendo l’omertà. Qualcuno magari avrà anche approvato, dicendo che se lo meritava, che era una puttanella e che le è anche piaciuto.

Quindi, se la scuola fosse coerente con sé stessa licenzierebbe tutti i docenti della classe, meno quella che ha denunciato. Se vogliono tornare nel mondo della scuola ripartono dalla MAD, dalle supplenze e dopo dieci anni concorso. D’altronde, certe gravi sanzioni collettive possono fermare la carriera di uno studente, perché non capita lo stesso con i docenti?

Non sarebbe tale sanzione molto educativa, rompendo il cameratismo dei docenti, favorendo future denunce e dando un segnale di severità contro l’omertà?

Poi ricordi che in Italia la scuola è un sistema clientelare ispirato a principi di corruzione, assistenzialismo e altre cose belle e pensi che, se per un insulto senza identificazione viene sospesa un’intera scuola qui non accadrà nulla, perché i docenti votano e sono protetti.

La scuola italiana è, nei fatti, scuola di mafia.

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