All’inizio dell’emergenza Covid qualche pirla se ne usciva “eh ma dove sono i privati nell’emergenza?”
E, ovviamente, la risposta, almeno in Lombardia, è “in trincea”. Se poi nelle loro regioni non convenzionano il privato a pari condizioni perché sennò lo zio dell’assessore perde l’appalto per il disinfettante e lì le cliniche private servono a rifarti l’anca e basta possono incularsi.
Ciononostante sono andati avanti giorni con la solfa del privato cattivo che non cura i malati covid perché non rendono abbastanza, magari mentre su Internet giravano immagini del San Raffaele o del Poliambulanza che raddoppiavano i loro reparti covid. A un certo punto ho sperato li ricoverassero in qualche ospedale privato con un po’ di tosse così da far capire loro almeno questa faccenda.
Forse hanno smesso rendendosi conto di essere nel ridicolo. Ma hanno ripreso poco fa con la storia delle mascherine.
Dopo settimane di derisione delle mascherine del Doge Zaia i loro neuroni hanno fatto due più due e si sono convinti che mettersi la mascherina è meglio. Guarda caso quando la Toscana ha deciso di metterle obbligatorie un paio di giorni dopo la Lombardia.
Ma, giurano e spergiurano, è diverso, perché la Lombardia non le dà ai cittadini mentre la Toscana sì, scacco matto neoliberismo!
Peccato che non sia così. Regione Lombardia ha delle mascherine e le sta distribuendo ai comuni. In alcuni comuni della periferia milanese, ad esempio, vengono distribuite nella cassetta postale.
A Milano, invece, si è preferito darle ai medici di famiglia per la distribuzione. Scelta legittima, per carità, ma che chiaramente rallenta la distribuzione o la annulla (che giustamente se un medico ha bisogno di mascherine le usa e non le dà alla Peppina che deve comperare i peperoni ed è meno a rischio).
Ripeto, è una scelta legittima ma che si imputa a Sala, non a Fontana, che quindi potrebbe portare a criticare il sindaco di Milano. E quindi, nel manuale Goebbels, andrà avanti così: negare che le mascherine siano arrivate e quand’è palese che ci siano passare al nuovo capro espiatorio.