Non so cosa scriverò dato che ho fatto un’immersione completa di tre ore nell’architettura di elaboratori e ho bevuto con qualche amico, quindi un pezzo di questo post potrebbe avere un po’ di errori di battitura.
Comunque, stavo riflettendo sul rapporto con $her, e ho notato che c’è stata una certa ciclicità nel periodo dell’innamoramento e in quello in cui abbiamo smesso di considerarci.
Per esempio, ho iniziato ad interessarmi a lei quando ero in vacanza e il declino è iniziato nella stessa circostanza, quando non mi ha calcolato mentre non c’ero e quando è partita lei l’unica cosa che mi ha detto che le mancava più il mio cane di me.
E sempre relativamente ai cani ci sono stati due passaggi chiave del nostro rapporto: un picco quando le tenni il cane qualche giorno dato che stava lasciando la città per andare da dei parenti, con sua annessa crisi di pianto e consolazione, e una gola quando mi morì il cane e lei se ne strafregò.
Anche un’altra cosa: il momento in cui capì di essere veramente innamorato fu ad un evento. Due anni dopo, allo stesso evento, capì che lei era inaffidabile, dato che mi disse di non poter venire e invece ci andò con un’amica, senza nemmeno dirmelo.
E l’ultima? Poco dopo il primo evento che vi dicevo una persona si rivolse a lei dicendo di me “il tuo fidanzato”. E lei non proferì parola.
Poco prima del secondo evento, invece, un loro amico di famiglia si fermò in auto vedendola e, vedendomi, le disse “ma è il tuo ragazzo quello?” e al suo no rispose con “però ti piace, eh?”
Tutto così dannatamente ciclico…
Morale? L’amore è come una memoria della Perottina: va in cerchio e, se non adeguatamente amplificato, si corrompe molto facilmente.