In italiano il plurale è ben distinto dal singolare. C’è proprio un cambio di vocale, non è nemmeno come in quelle lingue dove c’è la s alla fine ma ognuno la pronuncia come vuole e quindi alla fine non c’è.
In lombardo, soprattutto milanese, invece, il plurale e il singolare sono davvero poco distinti. Davvero, per esempio “andaa” è andato, andati e andate e, in alcuni dialetti, pure andata.
Per fortuna, a differenza dell’italiano, c’è una chiara differenza tra il sono di prima persona (son) e quello di terza (inn), quindi è quantomeno possibile dialogare in lombardo capendosi.
Un problema, però, c’è, specie in quei cognomi che derivano da località. Pensate ai “da Baggio”, famiglia abbastanza potente nella Milano pre-Ducato. In italiano si può abbreviare in “Baggi” e dire “i Baggi possedevano un palazzetto a Baggio”.
In milanese sarebbe “i Bagg gh’haveven un palazziet a Bagg”. Bello, eh?
E niente, oggi ho scritto la voce sulla località di Bestetto, oggi parte di Colle Brianza, in lombardo “Bestet”. Che, però è anche la versione lombarda del cognome Bestetti, noto politico milanese. E ogni frase la leggevo come “Bestetti apparteneva al Ducato di Milano” invece che “Bestetto”.
Lol?