Come e perché rimettere il liceo unico

di | 22 Marzo 2022

L’Italia ha troppi licei. E questo è un problema: sono scuole poco professionalizzanti, nemmeno eccezionalmente formative che campano per il nome. In altri Paesi ci sono uno, due, tre, massimo quattro: in Italia NOVE, e in realtà anche di più (ad esempio, il musicale e coreutico ha due indirizzi, l’artistico ne ha sei).

Così, la gente sceglie – specie al Sud – scuole del genere, obbligandoli poi ad un percorso universitario non sempre felice.

Eppure, a mio parere, i licei potrebbero essere nettamente ridotti: da 9 (o forse 15) a… uno solo. Vediamo come ma, soprattutto, perché.

Perché farlo

Prima di tutto, per rendere queste scuole più formative in generale. Eliminare tutto l’overhead umanisteggiante da liceo libera spazio per materie ben più utili alla formazione che si sceglie: secondo voi, in un liceo linguistico, è più utile filosofia o, ad esempio, linguistica?

Secondo, perché può voler dire avere scuole più professionalizzanti, che ti permettono sia di andare all’università che entrare nel mondo del lavoro. So che per qualcuno ciò vuol dire “non formare cittadini”, ma è una stronzata e, soprattutto, il cittadino senza lavoro è un servo delle clientele.

Terzo, perché valutando che “liceo” porta un marchio di fighetteria non indifferente, ridurre le opzioni aumenterebbe le scelte sincere, dettate da un interessamento alla materia, e non da “voglio fare il liceo perché mi darà un futuro”.

Come farlo

Prima di tutto, il mio liceo unico sarebbe il classico. Punto, è l’unica scuola che ha senso come liceo: non ha senso renderla scuola tecnica né scuola professionalizzante, è una scuola molto specifica che ha senso come scuola isolata, un po’ come le magistrali. Al massimo, metti un paio di opzioni tipo “giornalistica”, “storia dell’arte” o “storia antica” che cambiano un paio di materie negli ultimi due anni.

Il liceo scientifico, liberato dall’overhead umanistico, va semplicemente reso la terza branca degli Istituti Tecnici; Istituto Tecnico Scientifico. Così era prima della riforma Gentile. Lo spazio lasciato dalle gentilate può essere utilizzato per laboratori tecnici, rendendo l’ITS un’ottima scuola sia per lavorare come assistenti tecnici sia per andare all’università nel mondo STEM. All’ITS darei quattro indirizzi:

  • ITS Tradizionale, con particolare attenzione alle discipline fisico-matematiche
  • ITS a indirizzo biomedico, con approfondimenti di biologia, anatomia e chimica
  • ITS a indirizzo digital humanities, con uso dell’informatica per la cultura umanistica e approfondimento delle scienze sociali
  • ITS a indirizzo linguistica, che vi spiegherò più avanti

Poi, visto che a noi la competizione piace, ben venga se le scuole vogliono sperimentare: istituirei un sistema apposito dove possono farlo.

Il liceo artistico dovrebbe tornare istituto (professionale) d’arte. Via filosofia, dentro una disciplina professionalizzante a scelta, così da restare in linea con gli indirizzi già oggi vigenti. Paradossalmente, nonostante sia noto come “liceo dei fattoni” l’artistico avrebbe ampie possibilità se reso non un liceo. Magari, si possono istituire in seno alle Accademie delle Belle Arti delle scuole apposite, a numero chiuso, per gente che vuole andare lì, magari dopo aver concluso un biennio in un’altra scuola.

Il liceo linguistico va semplicemente diviso in due:

  • La parte “voglio sapere tante lingue”, che va integrata nei vari ITC
  • La parte “voglio sapere la linguistica”, che va resa ITS linguistica: tale istituto vedrà meno scienze naturali e più scienze utili alla linguistica, oltre all’uso del computer per linguistica computazionale e simili, magari anche filologia e glottologia. In un istituto del genere toglierei una delle tre lingue straniere ma approfondirei lo studio linguistico delle due lingue selezionate (tipo hai inglese e ceco, fai “linguistica germanica” e “linguistica slava”)

I licei musicali e coreutici li annetti a conservatori e accademie di danza e bona, tanto son tre gatti. I licei sportivi mi sembrano delle macchiette, ma se proprio vogliono possiamo dargli un indirizzo ITS pure a loro, magari nell’ambito sperimentale già citato.

E ora passiamo al nodo gordiano: il liceo delle scienze umane, ex magistrali. Per me, qui, le opzioni sono due:

  1. Si decide che queste scuole sono abilitanti per qualcosa, che sia per insegnare all’asilo o alle elementari: le si tiene, con un restyiling
  2. Si decide che non sono abilitanti e si aboliscono, magari facendo un Istituto Professionale Sociale per l’infanzia per chi vuole lavorare negli asili o nelle scuole ma non come docente

Io, francamente, preferirei il primo: a mio parere l’ambientazione scolastica è migliore per diventare maestri rispetto a quella, più autonoma, dell’università. Per esempio, è più probabile che un “uscite i libri dalla cartella” venga fermato in una scuola selettiva e fatta bene che in un’università mediocre.

Però, è necessario anche che tale scuola sia riformata. Faccio una proposta:

Le magistrali non iniziano al primo anno, ma al terzo, e durano cinque anni. I primi due anni vanno fatti in un’altra scuola superiore e, al termine, si fa un esame selettivo per entrare alle magistrali, che tiene conto sia dei risultati dell’esame che dei voti ottenuti e del bilanciamento di materie (si favorisce chi ha un buon bilanciamento tra i vari settori della conoscenza) e, se si passa, si entra. Passati tre anni si fa un mini-esame che vale come diploma e arrivati a cinque si fa un esamone, con tirocinio e progetto, che vale come laurea triennale. Dopo, se si vuole, si può andare a fare una magistrale per insegnare alle medie e alle superiori o per dirigere le scuole.

La divisione tra scienze umane e scienze umane economico-sociale, liceo che esiste solo per avere una scuola figa senza latino, si può superare inserendo delle materie facoltative che lo studente sceglie. Difficile, specie in un’Italia dove l’istruzione è ammortizzazione sociale, ma fattibilissimo. Tanto, il prof medio è comunista e vuole la programmazione economica, che male c’è se se ne fa un po’? 😉

Tra l’altro, la soluzione “uniscuola” si potrebbe applicare anche agli istituti tecnici, in una riforma più ampia, ma potrebbe essere un argomento per un altro post. Sicuramente non è ciò che vogliono i nostri politici, che vogliono gli IT come dei “mini-licei sfigati” in cui dar lavoro agli umanisti senza alternative, ma potrebbe essere invece una buona soluzione per l’istruzione tecnica in generale.

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