I giudici non sono politici

di | 26 Giugno 2022

Sul tema rovesciamento di Roe v. Wade, essendo un tema storico, ho scritto molto sia sul mio profilo che in altre sedi più opportune, ma c’è un principio da ribadire: i giudici, in un sistema sano, non sono lì per fare le leggi che piacciono, ma per far rispettare quelle che ci sono.

Specie nelle costituzioni brevi, si definiscono pochi e semplici diritti fondamentali: giusto processo, vita, libertà, proprietà, sicurezza delle comunicazioni, cose così. Sta poi al legislatore definire nuovi diritti specifici, specie se positivi, ossia che richiedono un qualcuno che paghi.

Estrarre diritti precisi, addirittura con veri e propri schemini da legge, da una Costituzione del genere è difficile, quasi impossibile.

Certo, nel caso dell’aborto spiace a molti, si decide che una cosa importante per molti non è un diritto. Ma se i tribunali hanno il potere di fare le leggi, possono fare anche le leggi che non ci piacciono, che ci opprimono o ci danneggiano. Guardate banalmente le porcate costituzionalizzate dalla Corte Costituzionale italiana durante la pandemia, perché “c’è la pandemia”.

Chiaramente, spesso la lettura testualista non è l’unica soluzione, si può guardare anche all’origine del testo per capire cosa si intende con una determinata clausola, ma esattamente come posso inventarmi il diritto all’aborto, così ben definito come fece la SCOTUS, posso inventarmi tante altre cose meno belle.

Quindi, sia chiaro, è giustissimo preoccuparsi per le libertà negli US dopo queste decisioni. Ma non bisogna prendersela con chi si limita a rispettare la legge, ma con una politica che non ha mai reso legge i diritti riproduttivi.

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