Secondo me, chi dice che il latino apre la mente, non tiene in mente una cosa: dice sicuramente la verità, ma non c’è rapporto di esclusività.
Nel senso, se voi paragonate una classe che fa 30 ore e una classe che fa le stesse 30 ore, più 3 ore di latino, molto probabilmente la seconda classe sarà migliore in vari indici rispetto alla prima.
Ma ciò non è perché hanno studiato il latino, ma perché hanno studiato un linguaggio in più! Ci sono vari studi che mostrano come lo studio delle lingue porti a benefici cognitivi.
Ma è anche vero che, solitamente, il miglioramento cognitivo si raggiunge con l’uso immersivo: come già facevo notare nel precedente articolo, ti “apre la mente” più fare metà delle tue lezioni in bergamasco dalle elementari alle superiori che fare latino per cinque anni.
Idem per la programmazione: i linguaggi formali sono meno “espressivi” di quelli umani, ma richiedono una maggiore capacità logica. Si potrebbe tranquillamente dire che una scuola metà in italiano e metà in bergamasco che ti insegna programmazione per 5 anni ti apra più la mente di un liceo dove fai latino per cinque anni…
Quindi, sì, è vero, fare latino aiuta e “apre la mente”. Ma non è l’unica cosa che lo fa.
Se davvero tenete così tanto all’aprire la mente sbattetevi per avere scuole bilingui come nel resto d’Europa (che è quasi a costo zero), chiedete almeno una materia CLIL in inglese – e magari che l’inglese sia insegnato e non che si arrivi in quinta superiore senza sapere il verbo to be – e che durante le ore di matematica si faccia della logica di qualità, eventualmente tramite la programmazione (magari Python, così da non tediare la gente con concetti inutili se non fanno informatica).
Poi, se avete determinate mire ha anche senso che facciate latino, ma se davvero credete che è una chiave che apre la mente… Chissà perchè a dirlo sono sempre o quelli che campano insegnandolo o che han fallito nella vita…