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di | 27 Aprile 2022

Io sono a favore del doppio cognome da tempo, per la semplice questione che il figlio lo fanno in due, ma metterla addirittura sull’uguaglianza e sui diritti fondamentali mi sembra un po’ ridicolo.

Più che altro, per una questione pratica: a un certo punto bisognerà scegliere un cognome e, per tradizione, sarà quasi sempre quello paterno. Ben probabile, addirittura, che decida ciò il legislatore, “stabilendo per legge la donna è inferiore, mettendo in condizione secondaria il suo cognome”.

D’altronde, pensate se Mike Sciking si mette con l’Ambrogia Locatelli: il pargolo sarà [Nome] Sciking-Locatelli, mettete che si sposa con la Maria Rossi-Pavlová: la mia nipotina sarà [Nome] Sciking-Locatelli-Rossi-Pavlová, se si sposa con uno con gli stessi cognomi il mio bisnipote avrà otto cognomi.

Non ci vuole una scienza (o meglio, ce ne vuole una, la matematica) per capire che alla decima generazione, più o meno (d’altronde si potrebbero incontrare casi particolari tipo persone con un solo cognome o con tre – o multipli), ci saranno persone con 1024 cognomi.

Sgradevole. Quindi, per evitare che ciò possa accadere anche per sbaglio (menefreghismo della gente che accetta la situazione standard, ossia cognome papà completo + cognome mamma completo) è ben probabile che il legislatore debba adottare una qualche norma che stabilisce che, di default, se uno ha due cognomi passa al figlio solo il primo, solitamente quello paterno, o che oltre i due cognomi restano in archivio ma senza valore legale, come se fossero titoli.

Non troppo diverso da ciò che accade nei Paesi dove già c’è il doppio cognome, di tradizione ispanofona.

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