Senatori ad personam

di | 7 Novembre 2019

Nel 2016 il 40% dei votanti votò una riforma che prevedeva, tra l’altro, l’abolizione dei senatori a vita.

Inutili, assenteisti da fare invidia a Salvini, non votano mai e non li ha votati nessuno, dicevano.

Ma anche nel fronte del no i partiti erano concordi con questa narrazione – magari la Lega non faceva il paragone con Salvini assenteista – e appena appena Forza Italia, pur lamentandosi della stragrande maggioranza dei senatori a vita, non si opponeva in toto al concetto.

Poche ore fa mi è capitato sotto gli occhi un post sul tenore di “Guardate che vergogna queste parole su Liliana Segre, è scandaloso che non ci sia alcun modo per contrastarle.”

Ciumbia, mi sarei aspettato come minimo un raduno di neonazisti nel post linkato mentre erano, alla fine, commenti in cui si criticavano i senatori a vita!

Nessuno attacca la senatrice per il suo essere ebrea o per l’esperienza nei campi di sterminio, cosa per cui anzi molti hanno espresso rispetto e ammirazione. Nessuno la minacciava o la insultava. Si criticano gli elementi che portano la maggioranza degli italiani ad essere contrari ai senatori a vita.

Per quale motivo, quindi, dire le cose che dette su Rubbia, Piano, Napolitano, Monti o la Cattaneo non scandalizzano nessuno dette sulla Segre debbono essere necessariamente odio? Che, anzi, a Napolitano di solito augurano di finire sotto due tram e poi di essere travolto dall’ambulanza a cui si rompono i freni, qui il commento più cattivo è stato sul fare la calzetta.

Cioè, uno può sostenere anche che i senatori a vita siano il male e vadano aboliti, che siano in realtà un bene e che cinque persone possono effettivamente influenzare positivamente il processo legislativo essendo slegate dai partiti o uno può anche essere un mezzo monarchico che ritiene la democrazia un male e vorrebbe che ogni presidente nominasse cinque senatori il più giovani possibili per calmierare l’elettorato, son tutte opinioni legittime.

In tutti e tre questi casi uno può legittimamente criticare dal punto di vista politico Liliana Segre, in quanto a ruolo e presenza. Un minimo di tatto richiederebbe che ciò sia fatto con gentilezza e rispetto, ma non tutti hanno ricevuto una buona educazione.

Basta non far passare il principio per cui se un politico (sì, la Segre ha votato la fiducia al Conte II e vari emendamenti allo sbloccacantieri e al decreto fiscale, è di fatto un politico) ha “una storia” diventi infallibile e criticarlo sia quasi vilipendio: È un attimo che l’avversario politico trovi anch’egli il politico con “una storia” e provi a screditare ogni legittima critica politica, anche se priva di tatto, come odio o razzismo.

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